(Nicola Zingaretti – Segretario nazionale Partito Democratico)
Al Partito Democratico serve un congresso politico straordinario, un atto politico forte. Non sui nomi ma sulle idee, chiamando l’Italia intera a confrontarsi e discutere sul futuro. Facciamo 10mila assemblee, almeno una per ogni comune. Un congresso aperto a tutti per ricostruire l’Italia
Oggi la direzione nazionale del PD. Abbiamo affrontato tanti temi, ecco cosa ho detto nel mio intervento:
Siamo in una fase molto delicata. I pericoli permangono e per certi aspetti si sono persino consolidati ma vedo che non c’è la necessaria consapevolezza. In molti casi il dibattito è confuso e strumentale. Sento il peso dei pregiudizi quando sento parlare del Pd come di un vecchio arnese. Invece il Pd cresce nella sua influenza e si radica negli appuntamenti elettorali e in tutti i sondaggi.
Le altre forze ci rispettino, così danneggiano il Paese! Da altri mi aspetterei più misura e maggiore rispetto. Soprattutto da forze che si dichiarano avversarie di Salvini e che invece stentano assai nel radicamento sociale e che ogni giorno si mettono in cattedra per dare lezioni di riformismo. Questo atteggiamento non danneggia noi, danneggia l’Italia. Con polemiche che sono riuscite a rimuovere dal dibattito la sconfitta di Salvini in Emilia. Sta a Renzi decidere una sua bussola strategica. Non c’è spazio per una posizione intermedia tra i due poli più forti. Chi finge di non esserne consapevole fanno di fatto l’interesse delle destre.
È arrivato il momento di fare un bilancio. Siamo riusciti con un miracolo politico a formare un governo, superando anche certi attendismi. In Emilia Romagna abbiamo vinto. Un tempo non sarebbe stata una notizia ma oggi lo è. Questa vittoria è il frutto del lavoro di Stefano Bonaccini, ma accanto a Stefano si sono attivati tanti sindaci. Inoltre è esploso il movimento delle Sardine, che sono state determinanti in Emilia Romagna. Questi ragazzi sono stati preziosi per aiutarci a risollevare bandiere storiche. Con loro c’è un inizio di dialogo che non va forzato né di egemonizzato. L’autonomia e l’indipendenza di quel movimento è forte: non va vissuto come un programma alternativo ma come un mondo alternativo. In Calabria abbiamo perso, ma voglio ringraziare Pippo Callipo che ci ha permesso di combattere una battaglia a viso aperto. Purtroppo non tutti hanno seguito il nostro esempio.
Noi siamo centrali ma attorno a noi ancora non c’è la consapevolezza della necessità di costruire una coalizione. Il M5s è in un travaglio che fa intuire il pericolo di una disgregazione. La storia ha dimostrato che il nostro giudizio sul carattere composito del Movimento era giusto. È stato sbagliato rappresentarlo come un partito monolitico. Nel M5s, aggiunge, convivono diversi convincimenti che prima erano tenuti insieme dalla collocazione all’opposizione. Ora è nata una riflessione sotto gli occhi di tutti. Noi dobbiamo rispettare questo dibattito sapendo che non si potrà prolungare a lungo. Il nostro intervento dovrà mostrare a loro che l’esperienza di governo se svolta con efficacia fa bene a tutti.
Italia viva continua a insistere in una corsa solitaria ed enfatizza i conflitti anche quando le sue ragioni possono avere un fondamento. Mi permetto di chiedere di avviare un ripensamento in Puglia per evitare che dopo anni di buon governo quella regione cada nelle mani delle destre. Dobbiamo lavorare perché nel campo democratico sono avviati processi complessi e non tutti prevedibili. Sulle alleanze il PD valuterà regione per regione ma bisogna almeno provare a costruire un progetto.
Sulla prescrizione qualcuno attacca il partito sbagliato. Sulla prescrizione si è fatto un enorme passo in avanti, decisivo. Il ministro Bonafede ha stravolto la posizione di partenza. E se a volte si dice che si attacca il Matteo sbagliato, qualcuno è ossessionato e ha attaccato questa mattina il partito sbagliato.
Questo non lo considero un governo amico ma un governo pienamente del PD che ha svolto finora un ruolo decisivo pur tra mille difficoltà. Ora deve accelerare. Il PD non è disposto a subire temporeggiamenti furbeschi o manovre per indebolire l’azione dell’esecutivo. Noi non siamo al potere per il potere ma per servire l’Italia.
È inaccettabile picconare il governo, nessuno pensi a soluzioni improvvisate. Chi piccona il governo si colloca in una posizione politicamente ambigua che sta diventando politicamente insostenibile. Perché il veto assoluto non è stato posto ad agosto quando trattavamo sul governo? Nessuno pensi di allungare la legislatura in soluzioni improvvisate o facendoci precipitare in un quadro trasformistico, allungando la vita della legislatura in uno stato puramente vegetativo.
Sulla sicurezza basta subalternità, il governo approvi subito i suoi testi. Di sicurezza non c’è nulla. Sia il governo ad approvare presto dei decreti che chiamerei di vivibilità e sicurezza urbana.
Ci serve un partito plurale, ricco di aree di pensiero, solidale, che dà valore e dignità agli iscritti, che renda protagonisti dei processi decisionali. È un processo che deve fare dei passi avanti. Anche questo nuovo partito non può bastare. Il PD deve avere una vocazione maggioritaria e indicare una direzione, senza avere una tendenza onnivora, cannibalizzando gli altri. Per questo non dobbiamo avere paura di un congresso politico straordinario, non è una fuga dall’agenda quotidiana ma un atto politico. Non sui nomi ma sulle idee, chiamando l’Italia intera a confrontarsi e discutere sul futuro. Serve una nuova segreteria unitaria e serve un nuovo gruppo dirigente. Alla prossima assemblea proporrò il nuovo presidente che sarà una donna.
Vi propongo 10mila assemblee, almeno uno per ogni comune. E tutto questo potrebbe partire da Firenze, in un grande appuntamento di piazza.
A fine aprile assemblea con manifesto per l’Italia di domani. L’avvio di un congresso costituente da far partire prima delle regionali vedo su due piani: la riacquisizione di una funzione del partito e la possibilità di mettere tutto questo a disposizione delle persone. Questo percorso potrebbe concludersi a fine aprile, con una assemblea di due giorni per l’approvazione di un grande manifesto per l’Italia di domani.