E’ stato approvato il nuovo Statuto dell’Unione dei Comuni della Romagna Faentina: capiamo cosa è l’Unione e cosa contengono queste importanti modifiche.
L’Unione, per gestire assieme le funzioni dei Comuni
L’Unione è una forma associativa composta dai comuni di Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Faenza, Riolo Terme e Solarolo e abbraccia circa 89.000 abitanti. L’idea alla base di questa esperienza è quella di dare regole condivise ed una comune progettazione per tutti i cittadini e imprese che hanno a che fare con questo territorio che per storia, abitudini, cultura economia e istruzione è coeso. Pur non avendo mai avuto un’esperienza amministrativa unica, questi sei Comuni e i loro abitanti sono da sempre legati tra loro per motivi di studio, lavoro e divertimento. Pensiamo agli studenti delle scuole superiori che dagli altri Comuni vanno a Faenza o Riolo Terme, oppure ai faentini che lavorano nelle importanti imprese manifatturiere di Castel Bolognese, o chi in generale partecipa a eventi a Brisighella, a Casola Valsenio o fa trekking nel parco della Vena del Gesso.
La Romagna Faentina nasce con l’obiettivo di procedere in maniera spedita al trasferimento all’Unione di tutte le funzioni dei Comuni: fin dalla sua fondazione l’intento era quello di adottare una armonizzazione di tutti i processi decisionali e gestionali una volta arrivati al compimento dei trasferimenti. Per questo dal 2014 al 2018 si sono spostati in unione servizi come l’assistenza sociale, la polizia municipale, l’urbanistica e tanto altro ancora.
E’ innegabile che il semplice conferimento delle funzioni, senza approntare i giusti correttivi allo Statuto avrebbe generato una diminuzione del ruolo dei Comuni e dei Consigli Comunali: coscienti di questo si è subito iniziato a lavorare per evitare questa ipotesi e organizzare un ente che sia al tempo stesso funzionale e democratico.
La modifica dello Statuto, cosa cambia?
Il punto centrale di questa novità sta nell’aver diviso i poteri decisionali e deliberativi da quelli gestionali. Infatti i secondi rimarranno in capo all’Unione, questo per rendere più semplici ed uniformi le regole e per semplificare la vita di cittadini e di tutti i soggetti che hanno interessi nella Romagna Faentina. Siamo un territorio omogeneo ed è giusto che tutti possiamo vivere sotto un unico cappello regolamentare, con la possibilità di avere strutture più specializzate ed efficienti.
I poteri decisionali invece saranno in capo ai Comuni, in modo che ognuno abbia la possibilità di decidere in proprio sui temi che hanno una ricaduta solo sul proprio territorio, facendo però riferimento ad un regolamento condiviso su tutti i territori. In questo modo i Comuni rimangono protagonisti di tutte le proprie decisioni, e ad esempio se Brisighella vorrà modificare la propria porzione di piano urbanistico potrà farlo in autonomia, oppure se Riolo vorrà deliberare in merito a un contributo a una associazione non dovrà più passare dalla Giunta dell’Unione dei Comuni. L’idea di fondo è che la responsabilità decisionale (chi decide) e la responsabilità politica (perché si è deciso così) siano in capo allo stesso organo, senza distorsioni.
A questa innovazione, unica in Italia, ci si è arrivati dopo un confronto con altre Unioni di Comuni, con la Regione Emilia-Romagna e grazie alla consulenza di uno stimato costituzionalista, il prof. Sabino Cassese.
L’Unione non deve essere solo di una parte politica, è principalmente uno strumento per l’efficientamento delle decisioni dei comuni che si lascia in eredità per gli amministratori di domani, condividendo le tante competenze di dirigenti e personale, e per erogare servizi ai cittadini che siamo migliori, più puntuali e che possano rispondere a tutte le varie richieste. Infine avendo una unica struttura tecnica per tutti e sei i Comuni, si potrà procedere con bandi che interessano 89.000 cittadini, gare d’appalto che riguardano un territorio più ampio permettendo sempre più risparmi, anche grazie ad economie di scala, permettendo così di poter investire più soldi nell’erogare servizi o fare investimenti.
Ora sta agli amministratori, quelli attuali e i nuovi che verranno fra 2018 e 2019, cogliere le opportunità dell’Unione e rafforzarla, senza tentazioni campanilistiche o di polemica politica fine a se stessa.