Il 30 gennaio è stata una giornata storica per il nostro territorio: durante il Consiglio dell’Unione è stato approvato il nuovo statuto dell’Unione della Romagna Faentina.
Nel corso degli ultimi anni il ruolo dell’Unione è diventato giorno dopo giorno più importante a seguito del conferimento, ormai totale, dei servizi comunali.
Nel dibattito consiliare di questi anni spesso ci si è interrogati sulla opportunità e la convenienza di conferire tutti i servizi e le funzioni ad un ente di secondo livello. La risposta non è banale, nonostante si sia operato anche a seguito di precise prescrizioni giuridiche regionali e nazionali: i servizi comunali sono stati trasferiti ad un Ente superiore formato da tutti i Comuni per continuare a garantire un servizio adeguato a cittadini e imprese nonostante la forte contrazione di risorse umane ed economiche.
Se si vuole concorrere a rilanciare questo territorio, in un mondo in continua evoluzione, lo si deve fare tramite politiche e visioni di più larga scala. D’altra parte, già da molti anni nel territorio della Romagna Faentina si condividono molti servizi (Ospedale? A Faenza. Scuole superiori? A Riolo Terme o a Faenza. Ecc…) ed è perciò naturale la scelta di ragionare insieme su come disegnare il territorio.
Il fatto poi che non si sia andati verso una vera e propria fusione – preferendo la strada dell’Unione – denota la volontà delle 6 amministrazioni di voler mantenere salde e vive le politiche locali, la democrazia e la partecipazione, consapevoli che territori diversi hanno esigenze molto diverse e che di queste differenze si deve tenere conto.
Da parte mia, come Assessore, è stato sicuramente molto faticoso ma anche molto stimolante vivere l’esperienza dell’Unione nella fase della sua maggiore espansione: è stato bello e utile confrontarsi con i colleghi, mettendo a sistema nell’intero territorio le buone pratiche, snellendo magari procedure obsolete in certi Comuni, omogeneizzando i regolamenti e ragionando a rete sui bisogni delle persone.
Ovviamente, come tutte le cose complicate da fare, anche l’Unione ha, e sicuramente avrà ancora, delle difficoltà da superare: la resistenza al cambio del metodo di lavoro, l’affinamento degli iter burocratici per rendere ancora più rapide le risposte al cittadino, la riorganizzazione del sistema di governance, per citarne alcuni.
Ecco, è per far fronte alle problematiche di cui sopra, che nel corso dei mesi scorsi una Commissione di tecnici e politici ha elaborato le modifiche allo Statuto che riportano nei singoli consigli comunali la potestà decisionale su tematiche proprie dei singoli territori comunali, aumentano la democraticità e rappresentatività del consiglio dell’Unione e velocizzano certe pratiche per gli uffici.
Non ho quindi bene inteso il motivo per cui il M5S e parte del Centro Destra abbiano votato contro, soprattutto viste le feroci critiche di questi anni. Sono davvero convinto che ci possa essere e ci sia uno spirito costruttivo che muove critiche e movimenti politici, quello che non comprendo a volte è l’obiettivo. L’Unione serve? L’Unione è utile? Abbiamo esigenze comuni e visioni di un territorio unitario da guidare tutti insieme per rilanciarlo ancora di più?
Come ho cercato di spiegare anche in queste poche righe, l’Unione della Romagna Faentina può e deve essere una immensa risorsa per i nostri Comuni, Casola Valsenio compresa. Non è più pensabile occuparsi del proprio territorio solo con le proprie risorse, sia di personale sia economiche. E’ naturale che inizialmente ci sia uno sforzo da fare ma il risultato al quale tendiamo è di migliorare i servizi ai cittadini, erogando la stessa qualità di servizi da Faenza fino a Casola Valsenio.
Oltre che una necessità (e un obbligo per i piccoli Comuni), credo che l’Unione sia davvero un’opportunità di crescita del nostro territorio, di specializzazione del personale e di un migliore rapporto con la pubblica amministrazione per il cittadino. Ragionare insieme, mettendo in comune i nostri punti di forza e cercando di risolvere come Unione le varie problematiche senza perdere la potestà decisionale degli organi elettivi e di rappresentanza democratica dei singoli Comuni è sicuramente una scelta che guarda al futuro e ci rende più competitivi. Non possiamo pensare di ragionare dei problemi del presente con leggi, fondi e dinamiche del passato che oggi non esistono più… guardiamo al futuro.