Condoni mascherati (nemmeno tanto) e norme a favore delle infiltrazioni mafiose. Se questo è un cambiamento… (nella foto un ritratto di Cecco Angiolieri)
“S’i fosse foco, arderei ‘l mondo”, sembravano recitare un tempo i grillini. Dovevano portare le istanze della gente (…o perlomeno quelle che loro presentavano come tali) nel Parlamento per poi aprirlo come una scatoletta di tonno. Dovevano abolire la povertà. Loro, i cittadini “puri”, che al grido di “onestà-onestà” volevano ardere il mondo, o meglio, cambiarlo assieme ai colleghi di maggioranza leghisti.
Quale risultato hanno ottenuto finora? Poco, praticamente nulla. Ne è un plastico esempio il maxiemendamento sulla Legge di Bilancio, su cui hanno voluto imporre un voto di fiducia esautorando il Parlamento. Accantoniamo per un istante le modalità della sua approvazione – sicuramente incresciose per la dignità di una democrazia – e analizziamone i contenuti.
Si scopre che la manovra è piena di mance e marchette. Condoni mascherati (nemmeno tanto). Norme a favore delle infiltrazioni mafiose. E subito torna alla mente la più classica delle finanziarie del secolo scorso, con le dinamiche da prima Repubblica, in cui avevano la meglio le pressioni politiche piuttosto che il bene comune.
Sicuramente ne è un esempio la proroga per 15 anni delle concessioni demaniali e balneari, totalmente incurante della direttiva europea che prevedeva gare dal 2020, che rappresenta un regalo grandissimo ai potenti proprietari dei lidi italiani.
Ci sono poi finanziamenti ad personam, fondazioni amiche, enti sponsorizzati, fino ad arrivare ai regali sfacciati che sono stati fatti agli affari della Casaleggio Associati, visto che – come ricorda Repubblica – l’esecutivo ha deciso di dare una grossa mano con il credito d’imposta alle aziende che si avvalgono di consulenze informatiche, aiutandole anche con la norma che prevede 45 milioni di euro per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e della blockhain, pane per i denti dell’azienda madre che guida il M5S.
Per non parlare del taglio del 40% delle accise per i birrifici artigianali italiani, presentato dal deputato grillino Cosimo Adelizzi, che ha esultato perché è lui stesso un imprenditore che distribuisce bevande.
Poi il condono, quel “saldo e stralcio” voluto dalla Lega per chi è in difficoltà economiche. Una sanatoria illimitata sui debiti Equitalia, con i sospetti di alcuni osservatori che sia stato addirittura un aiutino ai papà di Di Maio e Di Battista.
Un altro zampino targato Lega riguarda invece la cosiddetta norma “ingrassa-corrotti”, nella quale è salita la soglia degli appalti che vengono affidati senza gara. La Pubblica amministrazione, da oggi, potrà affidare lavori diretti nelle opere fino a 150 mila euro. Una mossa che fa sparire così, in poche ore, uno dei pilastri della prevenzione contro tangenti e infiltrazioni mafiose.
Infine la tassa xenofoba sui migranti, legata ai trasferimenti di denaro all’estero: si tratta di un balzello (1,5%) sulle rimesse dei migranti, quelli che in Italia hanno un regolare lavoro, pagano le tasse e le nostre pensioni.
Si passa poi alla parte squisitamente economica, che si può sintetizzare semplicemente con un solo aggettivo: recessiva.
Al di là degli investimenti ridotti, infatti, è l’impostazione che non farà crescere il Paese. Perché è chiaro a tutti che i due provvedimenti bandiera non faranno ripartire l’economia. E se l’economia non riparte ci sarà bisogno di nuove entrate (tasse) per far quadrare i conti. D’altra parte lo ha messo nero su bianco lo stesso governo con le clausole di salvaguardia, che vedono un forte aumento a partire dal prossimo anno se i valori dell’economia saranno fuori controllo.
Ma per Di Maio e Salvini va tutto bene. La manovra per loro continua ad essere del cambiamento e “non ci sarà nessun aumento di tasse”. Forse giocano sul fatto che la doppia negazione equivale a un’affermazione (non ci sarà nessun aumento). Infatti già dal 2019, stando all’analisi della Cgia di Mestre, famiglie e imprese rischieranno di pagare un miliardo in più in tasse locali.
C’è infine la parte legata al metodo. È stata una manovra votata senza regole, che non ha tenuto minimamente conto del Parlamento, esautorandolo. A cui va aggiunto l’inutile e dannoso scontro con l’Ue, costato più di 4 miliardi in interessi. Oltretutto è stata una manovra concepita dall’alto, senza ascoltare nessuna categoria (non a caso la lista degli insoddisfatti è davvero molto lunga, a partire dagli imprenditori).
Per tutto questo il PD è tornato a gridare, unito: nella notte della votazione i senatori dem hanno occupato i banchi del governo. A Palazzo Madama c’è stata una vera e propria bagarre in cui l’opposizione si è fatta molto sentire. Anche i sindacati hanno bocciato tout court la manovra, definendola pessima e recessiva, e promettendo una manifestazione nazionale a gennaio.
E così, ora, la maggioranza gialloverde sembra recitare solo la parte finale del celebre sonetto di Cecco Angiolieri, il passaggio nel quale l’autore parla di un egoismo tutto nemico del bene comune: “S’i fosse Cecco com’i’ sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre: le zoppe e vecchie lasserei altrui”.