“Più tasse, tagli e meno investimenti: è la manovra della decrescita infelice, così il Governo riporta l’Italia in recessione”
Dopo la battaglia parlamentare dei giorni scorsi, il deputato romagnolo illustra i punti critici della legge di bilancio voluta dal Governo: “per la prima volta nella storia, impedito al parlamento di modificare anche uno solo degli oltre 1100 commi”
“È una manovra che ci porterà di nuovo in recessione: tolgono soldi al mondo del lavoro, della produzione, dalle pensioni e dagli investimenti per metterli su misure assistenziali finanziate, tra l’altro, con oltre 13 miliardi di nuove tasse (dato certificato dai commercialisti italiani) e l’aumento dell’Iva dal 2020 e 2021 fino al 26,5%. Un’ipoteca da 50 miliardi per il prossimo futuro, imposta senza consentire al parlamento per la prima volta nella storia di modificare nemmeno uno degli oltre 1100 articoli e commi della legge di bilancio”. Così il deputato Marco Di Maio, segretario della Commissione Affari costituzionali e parlamentare del Partito Democratico, commenta il contenuto della manovra economica approvata dal parlamento domenica dopo una maratona di 4 giorni.
“I sacrifici economici di anni vengono liquidati in pochi mesi – afferma il parlamentare -. Questo è il risultato vero ottenuto dal Governo con la legge di Bilancio 2019, malgrado i tentativi della propaganda “gialloverde” di presentarla come un successo. Bloccano le assunzioni nella Pubblica amministrazione; disinvestono in università e ricerca; colpiscono la scuola con 4 miliardi di tagli, la drastica riduzione dell’alternanza scuola lavoro e una inspiegabile penalizzazione per il sostegno agli alunni con maggiori difficoltà; confermano alcune scelte della precedente legislatura cambiandole di nome e incrementando (ed è una cosa positiva, forse l’unica) una misura come il fondo per la non autosufficienza, che noi avevamo ripristinato”.
“Tassano il mondo del sociale e del volontariato – spiega ancora Marco Di Maio – con il raddoppio dell’Ires (“una patrimoniale sui poveri”, l’hanno definitiva i rappresentanti del Terzo settore) e si cancella ogni forma di trasparenza sull’80% degli appalti pubblici permettendo gli affidamenti diretti per importi fino a 150mila euro, senza gare e concorrenza”.
“Vengono colpite anche le imprese, che si vedono private di alcuni incentivi agli investimenti come quello per l’acquisto di beni strumentali – spiega ancora il deputato – e caricate di oltre 6 miliardi di euro di nuove tasse, come ha certificato un organismo terzo come l’Ufficio parlamentare di bilancio. Tagli anche agli investimenti per oltre 3,5 miliardi di euro nel prossimo anno con il definanziamento del Fondo sviluppo e coesione, dei Fondi di cofinanziamento nazionale, dei programmi di Ferrovie dello Stato (già colpiti da una tagliola di 2,3 miliardi) e del Fondo per gli investimenti delle Amministrazioni centrali. La strada per la recessione è imboccata: non c’è che da sperare in un’inversione di rotta nel prossimo futuro”.