L’ex ministro dell’Interno intervistato da Repubblica: “Accordo minimale e fragilissimo, con la volontarietà non si risolve nulla”
“L’Europa ha rischiato di implodere su una questione, l’immigrazione, che non è affatto un’emergenza. Si è fatto un lavoro che riporta l’orologio indietro di un anno”.
Non le manda a dire l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti che, in un’intervista a Repubblica giudica il vertice Ue di giovedì e venerdì scorsi “un fallimento”, perché “l’Italia era andata per suonare il piffero ed è tornata suonata, con un accordo minimale e fragilissimo. Doveva chiedere maggiore condivisione ed è tornata abdicando totalmente a questa richiesta, scambiando l’obbligatorietà con la volontarietà”.
“In un momento di particolare difficoltà avevamo chiesto il ricollocamento obbligatorio di quote di persone negli altri Stati membri – spiega Minniti -, e ci sono stati Paesi che si sono sistematicamente sottratti. Oggi, con il passaggio dall’obbligatorietà alla volontarietà, questi stessi Paesi gioiscono”.
Ricorda l’ex ministro che “a giugno scoro in 36 ore arrivarono 26 imbarcazioni e collocarle nei nostri porti fu un problema gigantesco. Allora una discussione europea avrebbe avuto senso, ma ora non c’era alcun motivo, se non quello dell’estremizzazione politica”.
E sulle ONG: “Io avevo chiesto alle organizzazioni umanitarie un’assunzione di responsabilità, senza nessun atto unilaterale”.