La strategia del ministro dell’Interno sui migranti rivela tutte le sue contraddizioni

“Sui migranti, sul cosa fare e il come fare, c’è una certa differenza tra destra e sinistra. C’è chi respinge in nome del prima-gli-italiani e chi prova a combinare legalità e solidarietà. Da una parte c’è Sánchez a capo di un partito socialista, dall’altra c’è Salvini che ieri ha ricevuto per l’ennesima volta i complimenti della Le Pen. E si deve scegliere da che parte stare. Per fortuna”.

Intervento di Elisabetta Gualmini, Vice Presidente della Regione Emilia-Romagna e Assessore regionale al welfare (*)

Mentre il ministro Toninelli cerca di convincerci che sui barconi sospesi nel Mediterraneo si sta bene e che da oggi inizia una nuova era, la strategia di Salvini sui migranti rivela tutte le sue contraddizioni. Toninelli, in effetti, ha ragione. A chi non è capitato di partorire su una nave abbandonata in mare o da piccolissimi di viaggiare verso l’ignoto senza uno straccio di padre o di madre? Cosa vuoi che sia?

Ma torniamo a Salvini.

Prima contraddizione. Pugno di ferro su casi singoli (Aquarius) e perdita di vista della strategia nel suo insieme. Non c’è stata nessuna vittoria nell’aver lasciato 600 disperati a mollo nel Mediterraneo per poi mandarli in Spagna. Non solo perché non si fa politica sulla pelle di madri, bambine e bambini, ma perché se ti concentri sul caso singolo cosa si farà con il prossimo barcone e con quello dopo? Prove di forza continue, dirette Facebook targate Lega, attacchi di volta in volta all’isoletta di Malta, alle Ong, a Merkel e Macron?
I risultati sono sotto gli occhi di tutti; Macron e i suoi ci danno degli irresponsabili e dei vomitevoli, i socialisti europei ci dipingono come poveretti e la Spagna prefigura responsabilità penali. Se si desidera lavorare per una gestione condivisa dei migranti in Europa, su cui tutti concordiamo, occorre costruire alleanze, preparare i dossier, studiare soluzioni e stringere accordi. Va anche bene contrastare la proposta attuale di riforma di Dublino, troppo punitiva per l’Italia, ma occorre chiarire quale sia la soluzione alternativa. Nulla di tutto questo è dato sapere.

E il Premier Conte si è ben guardato dal precisare la posizione dell’Italia in Europa nel suo discorso di insediamento alle Camere, ma forse era la cosa su cui Di Maio ha detto No. Sicuramente la soluzione non è allearsi con il gruppo di Visegraad che non vede l’ora di scaricare tutto il problema migranti sull’Italia. Né la soluzione è quella di mostrare i muscoli un barcone sì e uno no.

Seconda contraddizione. Allo scontro con l’Europa si aggiunge un possibile scontro con i Comuni e le Regioni. Tagliare le spese per l’accoglienza (peraltro non sono 5 miliardi, ma 1,7) metterà in grossa difficoltà i Comuni, con quei sindaci che già ieri parlavano una lingua diversa dal loro Ministro e si dichiaravano disposti ad accogliere. Se vuoi integrare le persone, identificare i migranti veri, come dice Salvini, se vuoi includere e non creare tensioni serve un sistema ordinato ed efficace di integrazione. Che non si fa a costo zero.

Terza contraddizione. Il Salvini contro tutti, che ogni giorno vediamo in scena, rischia di finire anche contro se stesso. Il vento in poppa il leader della Lega ce l’ha, così la spregiudicatezza adatta a chi si prende il potere. Si tratta di capire se aver ridotto i colleghi a 5 Stelle a una corrente interna della Lega sia un bene o un male per un governo di compromesso che deve realizzare il più rivoluzionario contratto del cambiamento mai visto nel nostro paese. Certo, tenere alta l’attenzione sui disperati d’Africa aiuta a nascondere i problemi (come trovare i 100 miliardi per realizzare le promesse fatte) ma alla lunga le tensioni tra i due diarchi si vedranno. E poco varrà l’intervento paterno di Grillo che se la prende con i gufi. Dall’inventore dell’insulto istituzionalizzato, dell’invettiva e dell’oltraggio quotidiano, del Vaffa e dello Psiconano ci aspettavamo un maggiore senso dell’umorismo. Ma si vede che sono giorni tesi. O che non ha preso il Maalox.
Ad ogni modo, una cosa è chiara. Sui migranti, sul cosa fare e il come fare, c’è una certa differenza tra destra e sinistra. C’è chi respinge in nome del prima-gli-italiani e chi prova a combinare legalità e solidarietà. Da una parte c’è Sánchez a capo di un partito socialista, dall’altra c’è Salvini che ieri ha ricevuto per l’ennesima volta i complimenti della Le Pen. E si deve scegliere da che parte stare. Per fortuna.

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(*) Elisabetta Gualmini è una politica e politologa italiana, professore ordinario di Scienza Politica presso l’Università di Bologna. Già presidente della fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo, attualmente è vicepresidente e assessore alle politiche di welfare e politiche abitative della Regione Emilia-Romagna. 

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