Maurizio Martina, Graziano Delrio e Chiara Gribaudo presentano il disegno di legge per l’istituzione del salario minimo legale
Qualsiasi lavoratore dovrebbe percepire almeno 9 euro netti all’ora, ovvero una retribuzione sufficiente per assicurare una vita dignitosa, come dice l’articolo 36 della costituzione. È questa la proposta del Partito democratico presentata oggi attraverso un ddl che intende istituire un salario minimo legale anche in Italia.
Si tratta del terzo pilastro di un’agenda di maggiore giustizia sociale targata PD, che si affianca alla proposta per l’estensione del reddito di inclusione e a quella per garantire un sostegno alle famiglie con figli, entrambe presentate nelle scorse settimane.
Maurizio Martina, Graziano Delrio e Chiara Gribaudo hanno illustrato la proposta alla Camera, spiegando che si tratta di una “sfida” al governo e alla maggioranza. “E’ una risposta alternativa – ha detto Martina – alle proposte che la maggioranza sta vagheggiando”. “I democratici italiani – ha aggiunto Delrio – propongono al governo un’agenda sociale per smettere di fare chiacchiere e cominciare ad occuparsi dei problemi veri degli italiani: la povertà, il lavoro non retribuito abbastanza e le famiglie che non hanno sostegno quando fanno figli”.
Quanto al timore dei sindacati che il salario minimo possa togliere spazio alla contrattazione collettiva nazionale, il segretario dem risponde con chiarezza: “Come Pd non possiamo trascurare quell’insufficienza salariale che sta fuori dall’orbita della contrattazione nazionale”. Anche perché, sottolinea, la proposta è basata proprio su un confronto con le altre forze sociali. “E nessuno di noi ha mai pensato di superare il confronto con le parti sociali”.
A ribadire il concetto è la deputata dem Chiara Gribaudo, secondo cui la proposta di oggi “va proprio nella direzione del dialogo, visto che prevede una commissione composta da Istat, esperti e sindacati”. Si tratta, aggiunge Delrio, di allargare le tutele di alcuni lavoratori.
Un modo concreto, dunque, per rispondere a quei 2 milioni di lavoratori che ricevono un salario sotto i minimi stabiliti dai contratti collettivi e a quegli oltre 2,5 mln di lavoratori cosiddetti “working poors”, cioè lavoratori poveri proprio a causa del basso reddito percepito.
La misura prevede fino a 20 mila euro di sanzioni a carico degli imprenditori che violano la norma e un salario minimo di almeno 9 euro l’ora, valore che prende spunto dal contratto di prestazione di lavoro occasionale (quel provvedimento che nel 2017 ha sostituito i voucher con il lavoro occasionale).