Il PD ha presentato un progetto di legge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul fenomeno della diffusione intenzionale e massiva delle informazioni false (fake news)
Internet ha rivoluzionato il modo in cui comunichiamo e ci informiamo, e ha lanciato una sfida alle democrazie liberali, sul piano della libertà e della partecipazione alla vita civile. Non solo è cresciuta esponenzialmente la capacità di ciascuno di noi di interagire con gli altri, di esprimere le proprie opinioni e di raccogliere informazioni senza rivolgersi ai media tradizionali, ma sono aumentate le opportunità per un controllo più diffuso del potere politico. Internet non piace ai sistemi illiberali; sempre più spesso è lo strumento usato per promuovere manifestazioni e proteste nei regimi autoritari. A sua volta, nelle democrazie, la “ricchezza della Rete” (Yochai Benkler) ha rappresentato un fattore di democratizzazione e ha rafforzato enormemente la trasparenza della vita politica e amministrativa avvicinandosi all’ideale democratico del “governo del potere pubblico in pubblico”, di cui parlava Norberto Bobbio.
Oggi però la libertà della Rete è seriamente minacciate dalle fake news e dai “discorsi d’odio” (hate speech) che si diffondono online. Le notizie false, le “bufale”, non sono certamente una novità nel mondo dell’informazione tradizionale, ma la novità è rappresentata da Internet, dalle sue caratteristiche.
In primo luogo l’assenza dei meccanismi di controllo e di responsabilità che sono storicamente previsti per gli editori, accentua la facilità di produrre questo genere di notizie. In secondo luogo, la dinamica dei social network accentua la possibilità che le false notizie, una volta create siano disseminate e si propaghino rapidamente, grazie agli share, ai like, e in genere alla spinta alla condivisione. In terzo luogo, in un sistema in cui esistono pochi controlli condivisi dell’informazione in entrata sulla rete, se una menzogna, per la logica dell’algoritmo con cui essi operano, viene rilanciata e posta in evidenza sullo schermo può raggiungere milioni di persone e apparire come fatto non controverso.
Infine, c’è la perdita di fiducia nei media tradizionali e l’abbandono di essi come fonte di informazioni da quote crescenti delle società occidentali, per cui manca all’utente la possibilità di un confronto tra quanto vede sullo schermo e quanto è riportato da quei media in cui comunque permangono meccanismi di controllo della qualità dell’informazione.
Certamente quello che ci preoccupa di più non sono le azioni dei singoli, in definitiva quel che “è illegale offline è illegale online”;. Esistono già gli strumenti giuridici per agire, anche se vanno il più delle volte ricalibrati sull’ecosistema della Rete. Da parte nostra c’è anzi la preoccupazione di un intervento eccessivo del legislatore. Nessuno vuole percorrere questa via e non pretendiamo che ogni contenuto non vero sia tolto dalla Rete
Quello che ci preoccupa sono invece le falsità costruite ad arte da gruppi organizzati, dietro il quale c’è il sospetto che possano muoversi anche governi stranieri. Notizie create e diffuse con l’obiettivo di modificare l’agenda pubblica, manipolando l’informazione e la libera formazione dell’opinione pubblica. Dalle elezioni presidenziali Usa alla consultazione referendaria per la Brexit, è cresciuto l’utilizzo nelle campagne elettorali di profili finti, algoritmi e programmi automatizzati, utilizzati per diffondere notizie false o bersagliare di insulti o minacce gli avversari politici.
La minaccia al diritto all’informazione è un pericolo reale che corrono oggi le democrazie liberali. La Commissione Europea si è impegnata con tutte le parti interessate a definire un piano d’azione chiaro, completo e ampio per affrontare la diffusione e l’impatto della disinformazione online in Europa. Per queste ragioni il PD ha presentato un progetto di legge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul fenomeno della diffusione intenzionale e massiva delle informazioni false (fake news) attraverso la rete internet e sul diritto all’informazione e alla libera formazione dell’opinione pubblica.