di Giorgio Sagrini (Coordinatore PD Romagna Faentina).
I ballottaggi di domenica 24 giugno hanno visto prevalere il centrodestra. Di fronte a questi dati l’amarezza è tanta. Quindici giorni fa sembrava fossimo riusciti a mettere un argine ma di fronte alla saldatura Destra-Lega/M5S e con il nostro insediamento indebolito, in tante città – troppe! – si soccombe. Pesano condizioni locali – …e pesano, fortunatamente, anche in positivo, in quelle poche situazioni dove il centrosinistra riesce a vincere ai ballottaggi – ma più di tutto pesa l’effetto combinato della crisi economica degli ultimi 10 anni e dei flussi migratori. Pesa il senso di insicurezza e di paura sul quale la destra leghista (…e anche il m5S) ha fatto leva e ha costruito – per anni – la sua campagna di aggressione verso il PD e il centrosinistra. Pesa la modificazione di tante coscienze, attratte dal messaggio semplificatorio e mistificatorio del “prima gli italiani”, con tutte le conseguenti implicazioni politiche ed elettorali.
E’ così in Italia, ed è così in tanta parte d’Europa (vittorie della destra sovranista in Austria, Ungheria, Olanda, Cecoslovacchia, Polonia, la Brexit in GB, l’affermazione di AFD in Germania, la scomparsa del PS in Francia, ecc.).
E’ in crisi ovunque la sinistra, riformista o radicale che sia, è in crisi la capacità di leggere e interpretare la società: il riformismo democratico, di fronte al populismo, alla demagogia, alla paura, soccombe. Negli anni ‘10 del XXI secolo come negli anni ‘20 e negli anni ‘30 del XX secolo… E’ già successo!
La risposta che abbiamo cercato di dare, in Italia, per fare fronte alla crisi, per favorire la ripresa economica e l’occupazione, per governare il fenomeno migratorio cercando di tenere assieme accoglienza e legalità, non ha rassicurato, non ha risposto al disagio e alla paura di tanti, non ha impedito che montassero rabbia e risentimento.
A causa anche– nel promuovere le riforme e i provvedimenti che abbiamo fatto – della mancata ricerca di quel consenso sociale delle forze intermedie, delle organizzazioni di rappresentanza, senza il quale non solo ti isoli ma ti crei più nemici di quanti già tu non abbia.
Sì, serve una severa analisi critica e autocritica e serve impegnarsi – con umiltà e determinazione – per costruire quella ripartenza che sia non solo del PD ma di tutta la sinistra, delle forze democratiche e progressiste, in Italia e in Europa.
Dipende anche dall’impegno di ciascuno di noi, in ogni paese, in ogni città e dalla capacità del nuovo gruppo dirigente nazionale che dovremo eleggere, indicare quei riferimenti ideali e programmatici che possano motivare l’impegno dei democratici e dei progressisti. La solidarietà, l’equità, i diritti sociali e civili con al centro il diritto alla salute e all’istruzione, il lavoro stabile e non precario, il sostegno all’innovazione economica e infrastrutturale, la lotta ai privilegi e alla povertà… per ricreare sintonia con i ceti popolari e produttivi del Paese, per arginare l’onda di destra e per costruire quell’alternativa politica e culturale che dia ai cittadini, a chi vive e lavora in Italia, quelle risposte che la destra, questa destra populista, demagogica e xenofoba, non potrà dare e non darà.